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Mag

L’attuale situazione abitativa del centro storico di Loreto Aprutino.

Il sisma del 2009 non è stato il principale protagonista di quanto è avvenuto ed accade nel centro storico di Loreto Aprutino. La storia del suo degrado ed abbandono viene da molto lontano, sicuramente agevolata negli anni ’70/’80 quando la pianificazione urbanistica comunale ha intrappreso una strada senza ritorno inurbando goffamente e senza idee le campagne limitrofe che lambivano le zone più o meno spontaneamente abitate, realizzando un edificato di pessima qualità architettonica, priva di servizi essenziali e relegando il centro antico ad area marginale, dismessa ed in totale liquidazione. Ne’ ovviamente come risarcimento è bastato ristrutturare ormai decenni fa e molto malamente (cancellando quasi completamente la storia del’antico complesso francescano) la casa comunale come presidio del centro storico perchè la sua marginalità di posizione non lo ha mai collocato a protagonista e quindi come motore trainante della vita urbana. E quindi le varie ‘ignare‘ amministrazioni che si sono susseguite individuando le cubature necessarie nella immediata campagna e non in parte nel centro storico, quest’ultimo si è trascinato moribondo fino ad oggi come il male assoluto: dove non si può vivere perchè tutto è difficile, le case sono pericolose, umide, anguste, la viabilità inesistente, i parcheggi non sufficienti. Eppure una attenta pianificazione di dettaglio del centro storico (non relegato alla semplicistica stesura di un Piano di Recupero ancora vigente che non dice nulla su cosa fare ma dice invece tutto su cosa non si può fare) avrebbe portato l’intero complesso storico a nuova vita: si sarebbero potute effettuare una serie di piccole demolizioni selettive di fabbricati ormai irrecuperabili (questo sì a basso costo) per dare luce ed aria a luoghi molto difficili ed inospitali, si sarebbe proceduto a ricostruire molti manti stradali mai rinnovati dagli anni ’60, si sarebbe potuto imporre con la legge ai privati di mettere in sicurezza le abitazioni (il codice civile lo impone all’amministrazione in caso di inerzia dei privati) invece che lasciare morire decine di fabbricati chiusi da anni, dare incentivi e sconti di gabelle per chi sceglie di vivere nel centro storico. E così ancora si sarebbe potuto fare un censimento dei pozzi (quindi mappare le sorgenti) presenti all’interno del centro antico, io personalmente ne ho una che utilizzo come acqua di irrigazione del giardino, invece che lasciarli all’abbandono aumentando il livello di infiltrazione nelle case; e così ancora si sarebbe potuto monitorare la dispersione di acqua potabile frutto di una rete ormai completamente ossidata e da ricostruire, monitorare la rete fognaria, ecc.ecc.ecc. . Nessuna amministrazione passata, dico nessuna, ha mai messo in bilancio le giuste risorse annuali o di debito per riportare il territorio, quindi anche il centro storico di Loreto Aprutino che ne è parte integrante ad una condizione diciamo di normalità. Ne’ il periodo fecondo della costruzione della rete Museale (che mi ha visto anche come progettista) è servito purtroppo ad innescare alcunchè perchè nel deserto abitativo e comunitario del centro storico le attrazioni seppur ben progettate non possono sostituire il tessuto sociale. Nonostante quindi questa grande marginalità ed emarginazione che abbiamo raggiunto nel centro storico, questo riesce con stupore ad essere ancora attrattivo per persone del nord europa: inglesi, svedesi, norvegesi, finlandesi ed ora anche per americani, sedotti sicuramente dalla singolarità ed economicità delle abitazioni e dalla bellezza selvaggia dell’Abruzzo, ma nota dolente i recuperi delle abitazioni sono state gestite non con la necessaria professionalità, ma semplicemente rinnovando le superfici esterne ed interne senza entrare nelle complesse e costose problematiche strutturali e di lotta alle umidità che avrebbero impegnato somme che probabilmente non avrebbero attivato le invece economiche compra-vendite. E allora come concludere questo articolo con una nota di ottimismo: il 18 e 19 novembre del 1960 veniva scritta la carta di Gubbio da un eminente gruppo di architetti, urbanisti, restauratori, studiosi e giuristi, in quell’occasione ed in quel documento veniva affermata la necessità di salvaguardare i nostri centri storici come ” PREMESSA ALLO STESSO SVILUPPO DELLA CITTA’ MODERNA”, la cura delle aree più antiche della città doveva essere parte integrante dei piani regolatori comunali, nonchè fase essenziale della loro attuazione.